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I tumuli della necropoli di Salve : Architetture e rituali nell’ideologia funeraria dell’età del Rame / Giorgia Aprile, Elettra Ingravallo & Ida Tiberi
 
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Giorgia Aprile, Elettra Ingravallo & Ida Tiberi (2018) - I tumuli della necropoli di Salve : Architetture e rituali nell’ideologia funeraria dell’età del Rame, Santo Spirito, Edipuglia, 164 p. EAN 9788872288481, 60,00 €.

La necropoli di Macchie Don Cesare nel territorio di Salve (LE) ha aggiunto nuovi dati alla conoscenza dei costumi funerari dell’eneolitico meridionale: ha rivelato, infatti, la pratica dell’incinerazione sotto tumulo affermatasi tra la metà del IV e il III millennio a.C. I tumuli di Salve, fatti di terra e di pietre, ricoprivano monumenti realizzati con tipologie diverse, alcuni con articolazioni complesse al loro interno, altri molto semplici costituiti solo da una piattaforma basale su cui poggiavano i vasi con i resti incinerati o questi stessi sparsi sulla superficie, privi di contenitori. In nessuno dei tumuli era presente il corredo. Ma, accanto all’incinerazione, nella necropoli è attestato anche l’uso dell’inumazione come nei tumuli 6, 9 e 7: nei primi due si trattava di ossa non combuste; nel tumulo 7, invece, all’interno di una cista litica che pure conteneva alla base tre incinerati, erano stati deposti circa 50 individui in seguito sottoposti a manipolazioni. Essi, a differenza degli incinerati avevano con sé il corredo i cui componenti, vasi in ceramica e oggetti di ornamento, sono molto simili a quelli rinvenuti a Grotta Cappuccini di Galatone. E’ un quadro composito quello che restituisce la necropoli di Salve: documenta la pluralità di tradizioni esistente tra comunità che vivevano nel medesimo territorio e che condividevano la medesima cultura ispirata ai canoni di Gaudo e Laterza. L’architettura dei tumuli, inoltre, rinvia a modelli diffusi che – se pure con tipologie varie – caratterizzavano il paesaggio funerario di molte regioni europee, inserendo il Salento in quel “mondo interconnesso” che era l’Europa del III millennio a.C. Geomorfologia, paleobotanica, antropologia, analisi archeometriche contribuiscono a ricostruire una visione d’insieme in cui la dimensione funeraria risulta ancorata a dati di realtà che ne affiancano gli aspetti ideologici. Non ultima, la cronologia: la serie di datazioni ottenuta dai vari tumuli fornisce importanti aggiornamenti sull’eneolitico meridionale, spostandone l’insorgenza alla metà del IV millennio in linea con quanto avviene nel resto della penisola.

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